Soffrire di Stress: cosa significa? - A cura della dott.ssa Marianna Sacco
- Parole in famiglia

- 16 gen 2023
- Tempo di lettura: 3 min

Nel gergo comune per “stress” si intende spesso una condizione “negativa” dove ci si può sentire confusi, agitati o addirittura al limite delle forze; spesso si parla di “esaurimento”, proprio ad indicare quest'ultima sensazione di non avere più le energie fisiche e mentali utili a fronteggiare gli eventi avversi o stressanti.
In psicologia la definizione di “Stress” più comunemente accettata è quella proposta da Lazarus (1984), secondo cui è una “condizione derivante dall’interazione di variabili ambientali ed individuali, che vengono mediate da variabili cognitive”.
Cioè? Proviamo a capirlo insieme .
Lo stress psicologico è qualcosa di dinamico, che si “muove” a livello relazionale e dipende dalla valutazione soggettiva (primaria) che l’individuo fa dello stressor, ossia dello stimolo stressogeno, la quale a sua volta determina una reazione emozionale-fisiologica all’evento stesso. Quindi gli eventi sono stressanti nella misura in cui vengono percepiti come tali. Inoltre ci sono due caratteristiche oggettive dell’evento che possono renderlo stressogeno: la qualità (l’impatto emotivo che produce sul soggetto) e la quantità (ossia la frequenza e la durata dell’esposizione). Infine la portata stressogena dipende anche dalla valutazione secondaria (ossia che consegue quella primaria appena descritta): cioè la valutazione delle risorse e dalle capacità di fronteggiamento che si possiedono. Quindi anche la valutazione delle capacità di coping, ossia di adattamento all’evento stressante, determinano la valenza stressogena dell’evento.
Da qui è doverosa una precisazione: lo stress di per sé non è nocivo, diventa tale quando non è più funzionale al raggiungimento degli scopi e degli obiettivi personali, ossia quando provoca una sofferenza (psichica e fisica). Infatti si definisce eustress, quella reazione emozionale-fisiologica che dona vigore e vitalità all’organismo e ne permette la risoluzione, mentre si definisce distress quella forma “disfunzionale” di stress, che può portare anche a conseguenze patologiche e psicopatologiche.
Detto ciò, come possiamo rendere funzionale lo stress? Come possiamo evitare di “soffrire” , di “esaurirci”?
Qui nessuno nega che ci siano eventi decisamente stressanti nella vita quotidiana: le incombenze economiche, le difficoltà sul lavoro, i problemi di salute ecc. Ma è possibile “convogliare” in maniera funzionale le richieste che quotidianamente siamo chiamati a “soddisfare”.
Identifichiamo ciò che ci sta “stressando”: cos’è che occupa i miei pensieri? cos’è che mi pone una sfida? Cos’è che sento di dover affrontare e risolvere? Chi mi sta mettendo fretta?
Armiamoci di pazienza: risolvere tutto e subito sarebbe fantastico, ma spesso poco probabile.
Analizziamo il contesto che ci circonda: cosa è in mio potere fare? cosa sfugge dal mio controllo?
Accettazione: attenzione, non parlo di rassegnazione, ma di consapevole presa di coscienza che alcune cose non dipendono da noi, semplicemente accadono e sono lontane dalla nostra possibilità di azione. Possiamo però accogliere e gestire la nostra reazione a tali eventi.
Trasformiamo l’ostacolo in obiettivo CONCRETO, REALIZZABILE (anche a fasi) e RAGGIUNGIBILE. Spesso si compie l’errore di porsi obiettivi irraggiungibili o fuori dal nostro controllo, andando così incontro a frustrazione ed ulteriore stress.
Pianifichiamo: cosa fare? come? quando? perchè? Quali risorse, interne ed esterne, usare?
Agiamo: seguiamo le nostre scelte, incominciamo a costruire, passo dopo la passo, la nostra risoluzione del problema.
Controlliamo: come mi sento? Come stanno andando le cose? Cosa posso migliorare?
Il seguente processo si chiama “problem solving” e, insieme ad altre capacità psichiche, rientra nelle capacità di coping succitate che favoriscono una riduzione del senso di impotenza e incapacità di fronteggiare lo stress. In tale processo può rientrare anche l'indispensabile presa di consapevolezza che, a volte, abbiamo bisogno di aiuto, di un sostegno ed una guida “specializzata”, come appunto quella dello psicologo, che possa orientarci in questo percorso.
Esempio: se si rompe la macchina vai dal meccanico? Sì. Bene, se sei sopraffatto dalla sofferenza emotiva puoi chiedere aiuto ad uno specialista che ti guiderà nella risoluzione del problema.






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