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Rubrica "Parole all'Anima" a cura della dott.ssa Annagrazia Ruscitti

PERDONO

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Perdono

 

Ti chiedo perdono

per tutte le volte che ti ho detto

di seguire strade tracciate

da chi sembrava raccogliere  

i frutti di un campo fertile.

Ti chiedo perdono

per tutte le volte che ho esaltato

la tua unicità e bellezza,

la tua perseveranza e forza,

ma poi ti ho chiesto

di essere parte di un gregge

che si lascia vivere senza sentirsi vivo.

Ti chiedo perdono

per tutte le volte

che mi è mancato il coraggio

di andare contro corrente, gridando la verità,

e per ogni volta che la pigrizia

mi ha spinto ad essere

ciò che gli altri chiedevano.

Ti chiedo perdono

per ogni attimo vissuto a pensare

di poter da soli cambiare il mondo

senza voler ribaltare prima

il senso dato da noi alla vita.

Ti chiedo perdono

per ogni pensiero non vissuto

per ogni battito del cuore soffocato.

Ora che non si può più indugiare,

ti auguro di essere così

come la tua anima chiede e il tuo coraggio detta,

perché la felicità è solo in te,

in ogni tua emozione e desiderio,

non si può trovare in quelle forme irreali

che si mascherano d’ipocrisia

e nelle vacue immagini

riflesse in specchi deformati.

Viviamo in un’epoca

che vive dell’assurdo e del paradosso,

ma ogni tempo ha un suo motivo d’essere

e va ascoltato il cuore che scalpita.

Per questo chiedo per tutti noi

umilmente  perdono alla terra,

per non esserci fermati prima a sentire

il suo richiamo d’amore.

 

Dal libro “Libertà. Poesie in tempo di crisi:

dalla pandemia, alla violenza, alle guerre.” Costa Edizioni, 2025.

 

 

 

Scrive Eva Illouz: Viviamo nel tempo della modernità esplosiva, un tempo in cui siamo quotidianamente sottoposti a una pressione emotiva così forte da renderci bombe a orologeria sempre sul punto di deflagrare. Le nostre esistenze sono abitate da tensioni e contraddizioni insanabili che nascono dal costante conflitto tra una società che ci promette libertà, autorealizzazione, godimento e un futuro - individuale e collettivo - che invece ha un aspetto tutt'altro che roseo” (Modernità esplosiva, Il disagio della civiltà delle emozioni”, Einaudi 2024). 


Siamo in un periodo storico che ci confonde e spaventa. Nel giro di pochi anni abbiamo vissuto cambiamenti eclatanti e sconvolgenti, passando da anni di pandemia che ci hanno reso diffidenti e soli, a un risveglio di conflitti latenti tra  nazioni del mondo. Gli eventi si susseguono con una velocità che non lascia il tempo di elaborazione per le nostre coscienze che osservano incredule. Le immagini che vengono viste attraverso i media  stanno generando una destabilizzazione emotiva, causata dalla consapevolezza di ciò che accade realmente nei territori colpiti dalle guerre, in cui si assiste a disumanizzazione e ad azioni che devastano e colpiscono civili e bambini lasciati soli, affamati e lacerati. Siamo così turbati da ciò che accade e dal senso di impotenza, che la violenza, vissuta attraverso immagini di morte e distruzione di bambini carbonizzati e affamati,  sembra rimbombare dentro di noi con crudeltà e drammaticità. Tale vissuto si ripercuote  indirettamente nelle scelte delle giovani generazioni e soprattutto colpisce e ferisce il senso di entusiasmo e la speranza necessaria  a ogni essere umano per investire sulla vita e sul futuro proprio e dell’umanità tutta. Abbiamo costruito una società globale che non crede più nell’uomo, nella forza propulsiva che nasce dalla accettazione delle diversità, che ha rinnegato il mondo in cui vive, martoriato e spogliato della sua bellezza e forza. Un mondo inquinato e intossicato.


Sostiene Eva Illouz che nella tarda modernità ( dopo la seconda guerra mondiale)  le emozioni non sono orientate alla formazione di un carattere attento ai valori morali e al bene comune, quanto invece al soddisfacimento dei piaceri privati e della realizzazione personale, spesso con esiti insoddisfacenti e vissuti di profonda delusione. La tarda modernità ha tradito la speranza e promosso il desiderio, la rabbia, la vergogna e la nostalgia. (Modernità esplosiva, Il disagio della civiltà delle emozioni”, Einaudi 2024).


La ricerca della forma perfetta e del guadagno facile viene insegnato con messaggi continui che passano in modo subliminale attraverso ogni forma di comunicazione che coinvolge la collettività. La spettacolarizazione del crimine e della violenza in ogni sua forma diventa intrattenimento di massa. Non ci sono più censure di nessun tipo. Stiamo colpendo la parte più vera e vulnerabile dell’essere umano: l’anima. In realtà non si può più neanche parlare dell’anima, quella sconosciuta. Ed è a lei che ci si  rivolge con questa poesia, all’anima delusa e ferita, a ogni anima pura.  


E nel  perdonare  e chiedere perdono  per aver accettato i messaggi di un mondo che ha perso il senso della vita, per aver concesso ad altri di dirigere la propria esistenza e di aver contribuito inconsapevolmente a creare una società giudicante e superficiale, si permette di fare dono completo di sé  a se stessi e  si consente alle generazioni future, ai nostri figli e a tutti i giovani che devono ancora imparare cosa nella vita conta davvero, di recuperare la speranza in un futuro che solo chi torna a credere  in se stesso e nei valori sociali può cambiare.


Il principale compito nella vita di ognuno è dare alla luce sé stesso, sosteneva E. Fromm  psicoanalista e filosofo tedesco (1900-1980), cercando di insegnarci il valore delle scelte individuali. Il "condizionamento sociale", sostiene nei suoi scritti, può portare l'individuo a sentirsi insoddisfatto e a vivere in modo superficiale. E. Fromm con il suo pensiero già metteva in evidenza, durante il 900, come la società sia in grado di influenzare l'individuo, portandolo a definire se stesso in base a ciò che è in suo possesso, piuttosto che alle proprie capacità e al proprio potenziale.  Tuttavia, Fromm crede che l'uomo, attraverso lo sviluppo della propria coscienza e la consapevolezza delle proprie capacità, sia in grado di liberarsi dalle catene del condizionamento e può  agire in modo indipendente, perseguendo i propri obiettivi e realizzando il proprio potenziale. 


Ma tutti noi sappiamo bene che nessuna scelta controcorrente è facile e che la libertà spesso ha il sapore della disobbedienza rispetto a regole non esplicite dettate dall’intera società.

 

Cosa spinge, allora, a trovare il coraggio di credere in se stessi e di andare contro le attese sociali?

La felicità che deriva dal vivere facendo scelte personali, anche se non  popolari, e la possibilità nuova di poter creare una società umana e sana.

 

Dott.ssa Annagrazia Ruscitti psicologa,

psicoterapeuta e scrittrice.

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