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Rubrica Parole all'Anima- A cura della dott.ssa Ruscitti Annagrazia - MEMORIA


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La vita ha il suo codice

nelle tracce della memoria.

Lì si annidano i dolori

che fanno scegliere la strada.

La memoria traccia il passo.

A te sembra di scegliere,

mentre fuggi il dolore

che giace nel profondo dei ricordi.

Nemmeno tu sai da dove fuggi.

Percorri così la linea del destino

che ti porta verso errori

da cui non sai staccarti.

Ma l’errore è spesso la salvezza.

Guardalo in faccia e tienilo stretto.

Ti insegna a riprendere il passo,

lì dove la paura si può sconfiggere

col coraggio di scegliere.

 

Dal libro “Colora la notte. Poesie che curano.

Testi per una crescita psicologica.”

Edizione Tabulafati, 2021.

 

Nelle neuroscienze così come nei testi letterari, la memoria viene descritta come un grande contenitore in cui vengono immagazzinati tutti i nostri ricordi e i nostri apprendimenti passati. In termini scientifici si distingue una memoria esplicita, in cui archiviamo eventi legati  all’esperienza personale,  e una implicita che ci consente di svolgere attività apprese in modo automatico, come ad esempio guidare o andare in bici.

“E’ la memoria esplicita, soprattutto, che ci rappresenta come individui.” 

Michela Mattioli (La Fioritura dei Neuroni, Sonzogno, Collana Scienze per la Vita, 2022)


Non tutte le esperienze e gli eventi della vita vengono conservati nella memoria. Le tracce sono rese possibili e stabili quando si attivano contemporaneamente tre aree cerebrali deputate all’archiviazione di eventi rilevanti per dirigere le azioni e le scelte future dell’individuo: l’ippocampo, coinvolto nella formazione delle memorie esplicite, nella trasformazione delle memorie a breve termine in memorie a lungo termine e nell’orientamento spaziale, la neocorteccia, che controlla il pensiero e il ragionamento, in cui vengono archiviati solo alcuni ricordi che restano impressi per la vita, l’amigdala, piccola ghiandola collocata nella parte interna del cervello, considerata il centro delle emozioni.


Ci chiediamo frequentemente come mai ci sono episodi e fatti che ricordiamo, nonostante ci provochino grande dolore e altri che dimentichiamo senza capirne il motivo. E’ l’attivazione dell’amigdala che è la centralina delle emozioni, positive o negative,  a determinare la conservazione dei ricordi.


Come scriveva Fëdor Michajlovič Dostoevskij in Memorie del sottosuolo: “Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici, ma solo a se stesso, e in segreto. Ma ci sono altre cose che un uomo ha paura di rivelare persino a se stesso, e ogni uomo perbene ha un certo numero di cose del genere accantonate nella mente.”


Spesso ci muoviamo ignari dell’influenza emotiva che ci orienta nel cammino della vita. Si parla di memoria emozionale quando i ricordi che vengono conservati sono strettamente legati ad esperienze emotivamente forti che continuano a condizionare la nostra lettura degli eventi. Ed è il ricordo colorato da emozioni negative, dolorose, tracce antiche spesso relegate nell’inconscio, a influenzarci nelle decisioni importanti, come nella scelta della persona da amare, del lavoro da svolgere, del modo di vivere, nell’idea di noi stessi e così via. Il dolore e la fuga dalla sofferenza spesso portano alla ripetizione di comportamenti e vissuti che aumentano il nostro senso di frustrazione e sconfitta.


Seguiamo un cammino che sembra già tracciato, ma che in realtà scegliamo noi inconsapevolmente, sulla base delle nostre esperienze passate. Costruiamo noi il nostro destino, così come siamo noi a decidere che senso dare agli eventi dolorosi della nostra vita.


L’uomo ricorda le emozioni provate più che gli eventi nel dettaglio. Tali emozioni per essere elaborate devono essere ricondotte all’attribuzione di un significato. Dall’errore il bambino apprende a superare le proprie difficoltà. Anche l’adulto apprende dalle sofferenze a diventare più forte e consapevole della realtà.

L’errore, così come il dolore, non è una condanna all’infelicità, ma piuttosto l’elemento che ci permette di entrare in contatto profondo con noi stessi, con le tracce lasciate dal nostro passato. L’errore è parte integrante di una crescita che ci guida verso l’accettazione consapevole di sé e della vita. Non va negato, né cancellato, ma  abbracciato e compreso. Va accolta la propria fragilità e va sostenuto il cambiamento.


Bisogna ripartire dagli errori per potersi perdonare le imperfezioni, decidere di superare la paura di rivivere le sofferenze passate e amare se stessi, cercando un fine che riscatti la propria vita dalle sofferenze vissute e permetta di scegliere di credere in se stessi e  nel proprio valore.


Scriveva Omero nell’Odissea: 

“Anche i dolori sono, dopo lungo tempo, una gioia, per chi ricorda tutto ciò che ha passato e sopportato.” 

 

Dott.ssa Annagrazia Ruscitti

Psicologa, psicoterapeuta e scrittrice

 

 

 

 

 

 

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