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Sexting e Adolescenza. Risvolti criminologici - A cura della dott.ssa Nicoletta Romanelli


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L'approccio alla sessualità ha conosciuto profonde trasformazioni nel corso del tempo e ad oggi molti comportamenti che in passato erano considerati tabù o addirittura venivano rubricati in specifiche categorie nosografiche, sono stati socialmente e culturalmente “normalizzati”.


Adulti e giovani dimostrano una maggior nonchalance rispetto alla sessualità, la vivono in modo diverso tanto da esibirla, talvolta travalicando i limiti del buon senso, rendendo di dominio pubblico scelte ed abitudini personali che pure dovrebbero appartenere ad una sfera piuttosto intima della vita dell’individuo.

Nell'era dei social si profilano, dunque, modalità nuove di interazione tra partner e non, indubbiamente accelerate anche da una nuova percezione delle relazioni a seguito delle distanze poste in essere dalla pandemia.


A tal proposito suscita interesse un fenomeno in crescita il “sexting”, cioè la prassi tra coppie (ma non solo) di inviare messaggi a contenuto sessuale più o meno esplicito. Tale neologismo è stato coniato a partire dalla fusione delle parole inglesi "sex" e "texting", appunto scambio di messaggi/foto/video di carattere sessuale.


Una recente ricerca presentata nella 123^ CONVENTION dell’AMERICAN PSYCHOLOGICAL ASSOCIATION ha portato alla luce uno studio compiuto negli USA su 870 persone di età compresa tra i 18 e gli 82 anni ed è emerso che ben 8 persone su 10 inviano e ricevono messaggi di natura sessuale abbastanza espliciti.


Ciò che suscita preoccupazione è la diffusione in larga scala di tale comportamento pure nella fascia di età preadolescenziale e adolescenziale.

La facilità di accesso alla rete dovuta all'uso prematuro dello smartphone espone adolescenti e finanche bambini al rischio di una sessualizzazione precoce e ad una eccessiva familiarità, non pertinente all’età, con contenuti di carattere sessuale, con impatto sullo sviluppo psicofisico di questi ultimi.


Telefono Azzurro e Save The Children denunciano una triplicazione di casi di pedofilia e abuso on line rispetto al 2020, accresciuta di gran lunga da una restrizione forzata delle relazioni sociali a causa del Covid, che hanno visto una maggior frequentazione delgli spazi virtuali da parte di adolescenti e bambini.

L’eccessiva disinvoltura con cui adolescenti e bambini navigano nel cyberspazio preoccupa tanto quanto l’incosciente leggerezza con cui i genitori forniscono loro gli strumenti per l’accesso in rete.

Il fenomeno del sexting necessita di una doppia chiave di interpretazione.


Secondo una prospettiva psicologica-evolutiva è interessante indagare i meccanismi che sottendono certi comportamenti specialmente in chi si affaccia per la prima volta all'esplorazione della sessualità, dunque, gli adolescenti.


Di per sè l’età adolescenziale si connota per la spinta alla curiosità, alle prime scoperte nel campo della sfera erotico-sessuale. L’esplorazione della sessualità suscita nuove sensazioni e dinamiche di piacere/paura.


Ciò che muove perplessità è il modo in cui avviene attraverso i social tale approccio. Spesso, infatti, prevale una dimensione solipsista della sessualità, che non è più relazione ma resta mero appagamento egoistico delle proprie pulsioni, vissute a distanza attraverso la fruizione/esibizione di contenuti di vario genere quali foto/video/messaggi di natura sessuale.


Dunque viene meno l’aspetto relazionale della sessualità, che si riduce ad un atto puro solitario vissuto in solitudine, dove l’altro non è necessario. Addirittura non occorre nemmeno più l’altro nella sua interezza perché sovente accade che sia l’oggetto-feticcio a diventare meta della pulsione affettiva. Challange ed video su TikTok raccontano di quanto sia sdoganato fotografare parti di sè piedi, mani, organi genitali, … per indurre in chi guarda una risposta eccitatoria. La parcellizzazione del Sè frantuma l’unità dell’Io, che non si riconosce più ma viene dilaniato da appetiti violenti e violentatori e da angosce e sensi di colpa.


Specialmente laddove è il minore ad essere “produttore inconsapevole” di materiale pedopornografico, fruito da adulti senza scrupoli e scambiato nel dark web nelle reti dei pedofili.


Studi recenti mostrano come il sexting sia in stretta correlazione con tratti di personalità narcisistica, antisociale, manipolatoria in cui la reificazione dell’altro nell’atto sessuale virtuale potrebbe non escludere comportamenti dai risvolti certamente ben più inquietanti nella vita off line.


Va da sè che nella condivisione di contenuti tanto riservati ciascuno degli attori accetta di fatto un rischio non indifferente.

E' assai frequente la diffusione di tali contenuti in chat e altri canali social per denigrare/ferire/offendere il partner nel momento in cui la storia d'amore naufraga oppure per vantarsi delle proprie conquiste (sindrome da trofeo).

Certi squallidi retroscena costituiscono il background di noti casi di cronaca nera in cui le vittime, messe alla gogna pubblica dalla diffusione mediatica di filmati e/o immagini ad opera di ex partner o di bulli di turno, hanno scelto la via del suicidio perchè incapaci di sopportare il peso di una simile umiliazione.


Dal 2020 al 2021 la Polizia Postale ha stimato una crescita del 78% dei casi di "revenge porn", cioè di vendette a carattere pornografico.


Il revenge porn si configura come reato penale (art. 612 - bis C.P.) e produce ferite psichiche in chi lo subisce tanto profonde quanto quelle prodotte da uno stupro al punto che si parla di a buon diritto di "cyberstupro".

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