Rubrica TEATRAL-MENTE " Don Chisciotte" - A cura della dott.ssa Mariachiara Pagone
- Parole in famiglia

- 7 feb 2023
- Tempo di lettura: 2 min

Gli specchi dovrebbero riflettere prima di riflettere le immagini. Jorge Luis Borges
Il 29 Gennaio 2023 presso il Teatro Maria Caniglia di Sulmona è andato in scena lo spettacolo “DON CHISCIOTTE” con Alessio Boni e Serra Yilmaz.
Don Chisciotte della Mancia è il capolavoro letterario di Miguel de Cervantes del 1605, narra la storia di un proprietario terriero che improvvisamente nella sua vita decide di lasciare tutto per partire all’avventura, esaltato dai racconti cavallereschi andrà ad emulare le imprese dei suoi eroi.
Molti i simboli che in entrano scena a partire dal maestoso cavallo reso vivo da un uomo. Simbolo interessante che rimanda alla pulsionalità umana, al lasciarsi andare agli istinti senza alcuna remora. Il protagonista infatti, lascia la ragione per inseguire i suoi "sogni".
Spesso nella nostra vita è proprio la parte pulsionale ad essere la nostra migliore alleata se solo riuscissimo ad ascoltarla nel modo adeguato. Il cavallo "Ronzinante" è reso vivo dall’attore che all’inizio dello spettacolo rappresenta l’ alterego del Don Chisciotte.
Il protagonista si lascia andare ad un amore idealizzato che diventa a tratti psicotico un po’ come la Gradiva scritta da Freud. Don Chisciotte ha bisogno dei suoi mulini a vento per sentirsi vivo nella sua triste esistenza.
È un viaggio nell’illusione esistenziale che spinge lo spettatore a riflettere sui propri desideri e sogni, allo spazio mentale in cui spesso ci si rifugia in modo fantastico, seppur le stesse fantasie diventano poi aspetti persecutori dai quali difendersi.
È indispensabile ricordare che nessun viaggio si può affrontare soli nella vita e Sancho Panza ne è l’esempio. Si, è la rappresentazione della semplicità ma anche della razionalità che accompagna il protagonista nel suo viaggio surreale.
I loro dialoghi sono l’incontro tra la coscienza e l’incoscienza tra la realtà e la de-realtà.
Il protagonista mostra un blocco nella fase infantile in cui domina l’onnipotenza.
Bello il momento in cui Don Chisciotte si scontra con il cavaliere misterioso, rappresentato in scena con “un cavallo a pezzi”, si perché l’eccesso di fantasia non contenuta può portare l’umano ad una frammentazione psichica, tipico delle psicosi.
È uno spettacolo che resta attuale e conduce lo spettatore a riflettere, in una società che assume sempre più una rappresentazione “grandiosa”, su ciò che è l’esempio del fallimento attraverso il crollo dell’onnipotenza.
La morte nello spettacolo, null'altro è che la testimonianza della morte psichica in cui il crollo dell'onnipotenza conduce, slivellando i soggetti da fasi maniacali a fasi profondamente depressive.
Il vero testamento di questo spettacolo è proprio quello di poter seguire le proprie fantasie ma restando ancorati alla realtà ed al limite.






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