top of page
  • Instagram
  • Black Facebook Icon

Rubrica "TEATRAL-MENTE"- A cura della dott.ssa Mariachiara Pagone


ree

Da una parte c'è la madre che usa il proprio figlio come se fosse un oggetto, c'è la madre come pulsione avida che non è disposta a cedere nulla, a perdere nulla vivendo la maternità come un esercizio di proprietà, dall'altra parte c'è la madre del dono, quella che sa donare la propria assenza e la propria mancanza, quella che per assicurare la vita del figlio lo sa perdere.

Recalcati Le mani della madre


Il 25 febbraio 2023 presso il Teatro Maria Caniglia di Sulmona è andato in scena lo spettacolo “La Madre” Florian Zeller– regia Marcello Cotugno con Lunetta Savino.


Lo spettacolo ha dell’incredibile, la sua conclusione ha lasciato una sensazione di sospensione nel pubblico. Ritengo che sia uno spettacolo che ha necessitato di un tempo per poter essere pensato.


La storia racconta l’andare via del figlio da casa, questa partenza determina nella protagonista un vissuto di tradimento.

Il tema del tradimento è un fantasma nello spettacolo, aleggia in ogni sua forma, anche nel rapporto coniugale della donna, ormai in declino.


La madre è avvolta da una profonda solitudine ed è ossessionata da realtà molteplici.


La scenografia aiuta ad entrare in questo “multiverso” e fa perdere, allo spettatore, il senso del tempo e dello spazio. Ci sono, infatti, porte che portano in ogni dove ma senza alcuna definitezza, il tempo scorre andando avanti e indietro continuamente al punto di perdere il senso del prima e del dopo.


Molteplici sono i simboli che fanno parte dello spettacolo e che possono essere letti in chiave psicoanalitica.


Primo tra tutti un frigorifero, luogo in cui , nello spettacolo, viene riposto “tutto”.

Nel 1956 Szurek conia il termine «madri frigorifero» riferendosi a quelle madri con uno stile relazionale improntato all’indifferenza ed al distacco. Donne incapaci di comunicare in maniera aperta e sincera. Queste caratteristiche personali determinano un’incapacità a rapportarsi a quella che è la realtà del figlio che diviene inconsapevolmente il bersaglio su cui proiettare conflitti, bisogni e desideri.


Altro simbolo è lo specchio che va a rafforzare quanto detto, esso infatti scende durante lo spettacolo, solo quando la donna è malata sul letto.

La madre dovrebbe essere lo specchio in cui i figli riflettono bisogni ed emozioni ma in questo caso, la madre riflette esclusivamente la sua depressione, i suoi bisogni e le sue paure.

Questo può essere descritto usando le parole di Winnicott: la madre lascerà così i figli senza specchio e loro per tutta la vita continueranno invano a cercarlo.


Recalcati parafrasando Lacan descrive queste madri come le "madri coccodrillo" ovvero quelle madri che inconsciamente perseverano con l’intento di fagocitare i loro figli impedendo loro di poter essere figli autentici. Questi sono figli che resteranno intrappolati nei conflitti delle coppe coniugali, vivendo la responsabilità e il senso di colpa di aver lasciato le loro madri sa “sole”.


Simbolo sono anche i fili, arrotolati e srotolati, che descrivono trame ed intrecci di vita vissuta e non vissuta, così come le sedie che vengono continuamente spostate nello spazio ma che restano nonostante tutto vuote, ciò a rappresentare la solitudine abitata.


Altro simbolo è l’abito rosso che diventa poi doppio, indossato dalla protagonista e non solo. Seduzione che incombe e rompe nuovamente i piani dell’immaginazione.


Ma l’altra donna chi è?

E’ lei? La sua giovinezza? La figlia femmina invidiata? L’amante del marito o la fidanzata del figlio? Simbolo di un tutto che muta continuamente e lascia nello spettatore domande.


Cosa potrà mai fare questo figlio per vivere libero da questa gabbia?

Nello spettacolo viene rappresentato benissimo, il figlio può vivere solo se uccide simbolicamente, nel suo mondo psichico, la madre.


Ecco che questo spettacolo ci fa riflettere sul valore della maternità, sulla solitudine del femminile che spesso si dedica esclusivamente alla figliolanza perdendo la sua identità e sull'importanza del lasciare andare.


Commenti


bottom of page