La capacità di “strappare lungo i bordi” - A cura della dott.ssa Valeria Cascianelli
- Parole in famiglia

- 24 nov 2022
- Tempo di lettura: 3 min

“Io per questo mandavo i curriculum: pe convincermi che la vita mia stava ancora seguendo quella linea tratteggiata. Ma strappavo senza guardà perché c’avevo er terrore che se abbassavo l’occhi vedevo che invece me stavo ad allontanà dalla guida, che stavo a strappà tutto a cazzo e che quel foglio stava a diventa sempre più un casino”
Disegni semplici, un parlato informale con accento romano e una storia che rispecchia un’intera generazione. È questa la formula di “strappare lungo i bordi”, serie tv scritta e diretta da Zerocalcare (pseudonimo di Michele Roch), fumettista e vignettista romano.
Classe 1983, nato ad Arezzo e cresciuto in Francia, Zerocalcare era già noto per le pubblicazioni di fumetti nei quali il protagonista è una versione di sé stesso accompagnata dalla sua coscienza, che prende la forma di un armadillo. “Strappare lungo il bordi” è la sua prima serie animata e nel giro di poche settimane diventa una dei prodotti più visti. La storia è divisa in due archi temporali: il primo segue il viaggio verso Biella del protagonista e due amici d’infanzia, mentre nel secondo vi è un’alternanza di flashback che raccontano dell’infanzia dei tre e di storie di forte valenza emotiva.
Tutte le puntate e tutte gli aneddoti raccontati hanno un tema comune, che viene rappresentato dal titolo della serie. “Strappare lungo i bordi” fa riferimento a quella sorta di percorso prestabilito per ognuno di noi, fatto di obiettivi da raggiungere in un determinato tempo e traguardi da esibire. Facile a dirsi, ma nella vita non è affatto semplice: spesso si cambia strada o non si riesce a seguire il percorso, si esce fuori strada percorrendo un sentiero completamente diverso. Il risultato non sempre è perfetto o identico a come era stato progettato.
Un tema che tocca profondamente e in modo diretto le angosce e le preoccupazioni che le nuove generazioni vivono. Il protagonista, lo stesso Zerocalcare, si fa portavoce delle paranoie che accomunano i giovani che, ad oggi, spesso vivono l’incertezza del futuro, in un sistema che richiede di essere pronti, preparati e a volte anche in anticipo sui tempi. In una scena della serie vediamo un giovane Michele alle prese con il “mandare i curriculum”. Si dice fiero delle sue esperienze, ma al tempo stesso consapevole che quelle stesse esperienze in realtà non sono sufficienti a garantire lui un buon posto di lavoro.
Così entra in uno status socialmente riconosciuto, che è quello appunto del “mandare i curriculum”, ma che si rivela un’arma a doppio taglio. Se da una parte questo status gli permette di “sentirsi a posto con la coscienza” (perché di fatto considerata una ricerca attiva del lavoro) dall’altro si trasforma in una sfera di vetro che costruisce intorno a sé per non guardare la realtà. Mandare i curriculum altro non è che un’azione meccanica, ripetuta più e più volte, che di fatto devia il percorso stabilito per raggiungere l’obiettivo di trovare lavoro subito dopo gli studi. È una situazione che fa eco alla condizione dei giovani adulti di oggi, ingabbiati in un sistema di aspettative e dimostrazioni nel quale “l’essere in ritardo rispetto ai tempi” è l’ostacolo da evitare, ma che contemporaneamente non concede tempi.
Cosa succede quindi se non riusciamo a seguire quella linea che abbiamo tratteggiato?
Molto semplicemente, Zerocalcare indica la risposta in una scena della sigla: ha in mano un foglio nel quale vi è una figura muscolosa e sicura di sé da ritagliare, che rappresenta quello che vorrebbe diventare. Mentre strappa lungo i bordi della figura muscolosa però, qualcosa va storto: lo strappo è troppo veloce, poi cambia direzione e il foglio inizia a diventare confusionario. Alla fine, la figura strappata lungo i bordi è mingherlina e leggermente curva. È la sua figura.
Il percorso che vorremmo fare è spesso definito, dettato da ciò a cui aspiriamo. Ma nel corso della strada i nostri valori, le scelte, gli imprevisti e le reazioni che abbiamo a quello che succede portano inevitabilmente ad un cambiamento di rotta. La costruzione di nuovi bordi che, con tutte le speranze e le fragilità, rappresenta la figura di noi stessi.






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