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Guida alla famiglia perfetta - A cura della Dott.ssa Lucia Colalancia

Aggiornamento: 10 ott 2022


"Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti”.

Eraclito


Come crescere i figli in una società ossessionata dal successo e dai social?


Domanda certamente impegnativa che sfida ogni genitore a fare i conti con un’educazione sempre più dominata dall’immagine e da un mondo social che influenza la nostra vita ed il rapporto con gli altri. Guida alla famiglia perfetta è un film del 2021, prodotto in Canada e diretto da Riccardo Trogi che, con ironia, affronta la complessità di crescere in una società sempre più dominata dalla performance, dal risultato da raggiungere a tutti i costi, anche nel rischio tangibile di “non vedere e non conoscere” i propri figli. Figli caricati di aspettative e di sogni non propri, costretti a indossare maschere di perfezione per non deludere genitori affannati a fare del loro meglio per rendere migliori i propri figli. Falsi sé che dominano scene di vita quotidiana che dilaga nei social in un’apparenza idolatrata, come “favolosa e meravigliosa”, a costo della vita stessa, di una vita veramente viva.


Martin è un padre esigente che sogna per la figlia adolescente Rose un futuro di successi e talento in ogni attività le imponga di fare: dalla scuola, alla danza o all’hockey. Rose non può fallire, mai... lei è la “sua campionessa”. Non può neppure permettersi di essere normale, poiché ogni ombra di normalità offuscherebbe le aspettative di un padre in carriera, in competizione perenne e che non accetta neppure una piccola defaillance. Maniaco del lavoro, controlla allo stesso modo maniacale la vita della figlia, dal sito della scuola alla vita privata, costantemente invasa dallo sguardo megalomanico del padre. La controlla, ma non la guarda negli occhi, non le parla veramente, non coglie lo sguardo spento di un adolescente che non può uscire dai binari stabiliti, che non può esplorare, che non può cercare il proprio destino. Un fato le viene assegnato da chi sa tutto, da chi conosce, da chi guida la vita perfetta di una adolescente perfetta. Neanche la separazione dalla madre di Rose, lo mette in discussione. In fondo il suo essere artista sempre in viaggio, fra le righe, eccentrica, superficiale e troppo amica della figlia, ha amplificato il suo controllo, affinché nulla turbi il successo destinato ai figli. Come seconda moglie sceglie una donna moderna, ossessionata dai social, dalla vita salutista, che cerca disperatamente di stare al passo con l’immagine di una moglie perfetta in una famiglia perfetta. Poi c’è il piccolo Mathis, costantemente in movimento, ingovernabile, che rifiuta e lancia il cibo offerto meticolosamente, ricercato e salutista.


Ma qualcosa sfugge e si infrange come un’onda implacabile nelle vite di tutti i membri della famiglia. Una telefonata dalla scuola di Rose apre uno squarcio di reale nella sfilza di dieci che domina la sua pagella scolastica. Rose ha barato, Rose fuma marijuana, Rose non tiene il passo... Tutto precipita, il lavoro, la famiglia, le relazioni, il mondo intorno. La famiglia perfetta in un mondo perfetto si imbatte con il fallimento, con la ribellione di un’adolescente che vuole solo essere adolescente, ossia essere e sentirsi libera di crescere e di poter cercare se stessa. Ma chi è Rose? Lo squarcio svela un mondo sotterraneo, fatto di fatica di stare al passo, di inquietudine, di un malessere che chiede, interroga, scuote da dentro le fondamenta rigide della famiglia perfetta. Tutto muta repentinamente... L’imprevisto diviene straordinaria occasione di rimettere in gioco il desiderio, di riscoprire la propria particolarità e la possibilità di un dialogo vero, fra tutti, senza maschere, senza falsi sé. Purtroppo però senza evitare il tonfo, la caduta, la possibilità della perdita.


I genitori sufficientemente buoni, direbbe Winnicott, spontanei, autentici, “imperfetti”, ma affettivamente presenti, sono l’antitesi educativa ai genitori proposti da una società dominata dall’immagine, ironicamente rappresentati in questo film da vedere per riflettere. Genitori capaci di cogliere la particolarità del proprio figlio, come esseri umani separati da sé, con le proprie caratteristiche e con i propri sogni, con le proprie emozioni da vivere e scoprire. Genitori capaci di andare contro-corrente, di andare oltre l’immagine, di scoprire quell’essenziale, invisibile agli occhi, insito in ogni relazione affettivamente sana.


“Guardare il proprio figlio come particolarità nascente, come nome proprio in cerca del proprio

destino, offrendogli la possibilità creativa e generativa di scoprire il proprio desiderio e il talento che la

vita gli ha donato, in ogni sua forma, significa insegnare al figlio a crescere psichicamente. Significa dire

al proprio figlio che la sua vita è un dono e che merita di essere vissuta, ma che solo lui, per la soggettiva

singolarità che incarna, potrà renderla viva.”


Lucia Colalancia


(Parole in famiglia. Viaggi nella pensabilità, pag. 52)



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