Genio e follia Vincent Van Gogh - A cura della Dott.ssa Rosa Elia
- Parole in famiglia

- 15 nov 2022
- Tempo di lettura: 2 min

Roma ospita dall’8 ottobre al 23 marzo 2023 una mostra dedicata a Vincent Van Gogh, nella quale sono esposte 50 opere dell’artista provenienti dal Museo Kröller Müller di Otterlo. L’esposizione comprende i quadri ma anche altri documenti trai quali le lettere che Van Gogh ha scritto al fratello Theo, gallerista di professione che però non ha mai venduto neppure un quadro del fratello.
Vincent ha una storia personale molto complessa nasce, a distanza di un anno, nello stesso giorno dalla morte del fratellino che portava lo stesso nome. Un lutto mai elaborato dai suoi genitori. Certamente non bisogna scomodare Freud per immaginare quello che l’episodio ha significato per Van Gogh negli anni a venire. Sentirsi il sostituto di un altro e l’essere al mondo solo perché il fratello era morto hanno condizionato il carattere introverso e dipendente dalle figure familiari, sia dai genitori che dal fratello Theo. Molti studiosi psicoanalisti e psichiatri hanno visto quell’episodio come la ferita in grado di provocare i disturbi psichici che hanno condotto Vincent ad affrontare vari ricoveri in manicomio e ad andare incontro ad una morte precoce.
Dalle lettere scritte a Theo si comprende quanto la sua vita sia stata tormentata: è sempre stato molto solo, deriso, incompreso e poco incline alla conversazione, anche da piccolo si allontanava dai compagni per stare solo nella campagna a contatto con la natura, elementi questi ultimi che ritroviamo spesso nei suoi quadri. Nelle lettere al fratello Vincent esprime spesso il desiderio di voler costruire una famiglia, desiderio rimasto inappagato pur essendosi innamorato più di una volta. I primi quadri sono in bianco e nero a matita e acquarello. Quando arriva a Parigi e poi in Provenza la sua pittura incontra il colore, il movimento, la luce. Un cambiamento che fa pensare anche a un benessere psichico, ma che poi diventa una ossessione: dipinge giorno e notte, non dorme, non mangia, litiga con il fratello, sprofonda sempre di più nella sofferenza. Theo cerca di stargli vicino ma è una situazione molto difficile come racconta in una lettera inviata alla sorella. Vincent e Theo hanno sempre avuto un rapporto particolare: Theo è stato costantemente il sostegno economico per Vincent che non riusciva a vivere della sua arte.
Quando Vincent arriva ad Arles desidera dedicarsi alla pittura in modo intenso, ma in quel periodo inizia anche a bere molto, frequenta le case chiuse, si ammala di sifilide, peggiora la sua salute psicofisica al punto che Vincent fu ricoverato varie volte in ospedali e in manicomio. L’ultimo ricovero in manicomio lo ebbe dopo il taglio dell’orecchio che si procurò, al culmine di un litigio con Gauguin, suo convivente nella “casa gialla” di Arles. Van Gogh morì suicida all’età di 37 anni.
Freud sosteneva che gli artisti sono alleati preziosi per gli studi psicoanalitici, in quanto “nelle conoscenze dello spirito essi sorpassano di gran lunga noi comuni mortali, perché attingono a fonti che non sono ancora state aperte dalla scienza”. (Follia? Vita di Vincent Van Gogh di Giordano Bruno Guerri, edizioni Bompiani).






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