Danny the dog - A cura della Dott.ssa Mariachiara Pagone
- Parole in famiglia

- 15 nov 2022
- Tempo di lettura: 1 min

Certe volte nella vita per essere felici bisogna sistemare le cose che rendono infelici.
Dal film Danny the dog
La recensione di questo film è dedicata ad un mio paziente, è proprio grazie a lui che sono giunta a questo film. In quest’ultimo tempo mi sento legata alla filmografia in quanto ha in se sfumature psicologiche che permettono ai miei pazienti di poter leggere qualcosa che è inscritto in loro stessi attraverso un altro tipo di linguaggio. A volte vedere arricchisce l’apprendimento psichico.
Vedere un film ci aiuta a guardarci dentro.
Quando durante l’infanzia viviamo dei traumi importanti, proprio come Danny, può accrescere dentro di noi una forte rabbia che a volte può sfociare in violenza, ma alla fine siamo solo succubi di tale emozione. Seppur ci fa sentire forti in realtà ne siamo totalmente schiavi.
Danny può “liberarsi” solo quando incontra il pianista cieco, Sam, ovvero colui che è in “ascolto” è lì che Danny riesce a riaccordare le sue corde stonate.
Proprio come un paziente fa con un terapeuta. Infatti, il cambiamento terapeutico può esistere solo da un lavoro fatto insieme, Sam e Danny iniziano ad accordare insieme quei pianoforti per poter suonare poi belle melodie.
Si perché la trasformazione psichica è un lavoro a due. Il terapeuta come Sam deve attendere che il paziente come Danny si prenda il suo tempo per aprire il suo mondo fatto di sofferenza e poterlo pian piano rielaborare, in modo da poter non essere più schiavo di tale dolore.






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