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Amori Rubati: Arteterapia “Violare l’involabile” – A cura della dott.ssa Mariachiara Pagone


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Il 25 e 26 novembre 2022 si è tenuto in Sulmona l’evento Amori Rubati in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.


L’evento è stato organizzato dall’Associazione Meta APS di Sulmona in Collaborazione con Effimera Produzioni.

Gli interventi sono stati ricchi di spunti riflessivi.


La violenza di genere è fenomeno sempre più diffuso come del resto tutte le forme di violenze.

Risulta indispensabile imparare a parlare della violenza in modo adeguato in quanto molto spesso anche il modo in cui oggi le informazioni vengono trasmesse possono generare confusione.


Bauman scriveva che la società sta diventando liquida, ecco che quando abbiamo a che fare con menti labili, iperesporle a stimolazioni cognitive particolari, ad informazioni crude, può essere controproducente.

È fondamentale ricordare che le menti perverse godono nel vedere l’altro soffrire e se la TV oggi non fa altro che mostrare questo stato di dolore e sofferenza non fa altro che nutrire menti disfunzionali. Se viviamo sempre più in una società in cui ci vene insegnato a poter avere tutto è inevitabile che le relazioni diventano “possesso” e non amore.


Oggi serve investire nell’educare i piccoli all’affettività, stimolare in loro l’intelligenza emotiva, aiutarli ad acquisire un’alfabetizzazione emozionale. Questo è l’unico strumento davvero utile per combattere LE VIOLENZE.

Nel mio intervento tenutosi il 26 novembre ho pensato di portare quello che era l’esito finale di un laboratorio di arteterapia.

L’arteterapia è uno strumento che aiuta le persone a mettere qualcosa di profondo in circolo al punto da renderlo visibile.

Freud riguardo alla funzione dell’artista sosteneva che è quella di mettere l’individuo in comunicazione con il suo Inconscio e di consentirgli di gustarne le fantasie «senza rimprovero e senza vergogna», liberando profonde tensioni della psiche. L’arte quindi per Freud rappresentava uno dei mezzi più adeguati per tollerare l’esistenza; come una sfera posta tra Eros e Thanatos, rappresentante una soddisfazione del desiderio sostitutiva, non ossessiva né nevrotica: una sorta di passaggio, di via regia verso l’inconscio, come il sogno; ma, a differenza del sogno, più organicamente e compiutamente creativa.


Il progetto ha previsto 4 incontri con tre utenti uomini del Centro Diurno Giuliana Fapore di Sulmona.

Il tema del dispositivo creato è stato “Violare l’inviolabile”.


Perché questo titolo?


Dovremmo imparare a ridare ai temi quali l’amore, le relazioni, l’essere umano, il rispetto per l’altro una sacralità che stiamo perdendo.


Siamo custodi della nostra vita e non proprietari e come diceva Papa Francesco “nessuno si salva da solo”.


Il dispositivo nasce dall’idea della delicatezza con la quale l’essere umano dovrebbe essere trattato, rispettato ed onorato. Non a caso ho pensato di scegliere utenti della salute mentale perché anche loro sono spesso persone violate. Questo dispositivo aveva la funzione di poter abbracciare tutte le forme di violenza.


Per poter rappresentare la tematica della delicatezza ho pensato all’ausilio pittorico dell’acquerello.

L' acquerello si serve dell’acqua come medium ed è un mezzo espressivo che finisce per acquisire caratteristiche che l’avvicinano, più di qualunque altro materiale, al linguaggio dell’inconscio. E’ costituito da pigmenti macinati finemente e miscelati a gomma arabica, una volta diluito in acqua, il colore diventa fluido, trasparente, sensibile alle vibrazioni quindi particolarmente dinamico ma anche instabile, difficilmente prevedibile o controllabile: come se ha vita propria.

Dipingendo attraverso l'acquerello ci si rende conto di quanto su una superficie umida valgano regole diverse rispetto ai mediatori pittorici densi. Le certezze possono vacillare in quanto, un punto non è più un punto ed una linea non è più una linea, infatti i segni si espandono e si muovono in modo imprevedibile ed in modo spesso irreversibile, si assiste ad improvvise e sorprendenti fusioni tra colori o a veementi separazioni senza una logica.

A livello simbolico lo spazio vuoto sul quale ci avviciniamo per dipingere può essere considerata come lo spazio dell' altro (si intende un ''diverso da me'' simbolico) e l' intervento pittorico può essere dunque considerato come una modalità di azione nel mondo ovvero di incontro e relazione.


Il nostro primo "appuntamento" non a caso mi piace chiamarlo così, ha previsto proprio questo "incontrare l’altro simbolico" ma al contempo è anche stato un incontrare se stessi.

La relazione interpersonale dovrebbe sempre considerare la possibilità di incontrarsi con delicatezza per poter osservarsi.

È meraviglioso poter scoprire come le parti di ciascuno si mescolano con l’altro e quali le nuove sfumature che ne possono nascere.


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Il secondo incontro ha previsto la possibilità di sperimentare sul piano priopriocettivo la sensazione della delicatezza, della morbidezza attraverso il tocco.

Il tocco è il primo veicolo di comunicazione emotiva, non dimentichiamo che è in utero che siamo stati portati e poi in un abbraccio accolti.

Le mani della madre sono quelle che hanno sfiorato la nostra pelle sin dal primo giorno in cui siamo venuti al mondo.

Sperimentare il tocco e la morbidezza è stato il passo successivo, perché in una relazione ci si accarezza, ci si abbraccia, ci si lascia avvolgere dalla morbidezza.

I ragazzi hanno ad occhi chiusi, sperimentato il sentire attraverso le loro mani piume, petali , cotone ecc.



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Il terzo incontro ha previsto quello di far provare ai ragazzi cosa significa veder violate le loro opere.

A volte ci si mette tempo ad edificare una relazione ma poi ci si accorge pian piano che essa è violata, aggredita e maltrattata.


Ciò ha permesso di far sperimentare ai ragazzi quale fosse la sensazione emotiva vissuta.


Ho agito sui loro lavori strappi, bruciature, accartocciamenti violando sempre di più attraverso l’uso del colore che ho fatto cadere sulle loro opere.


Le sensazioni esperite sono state forti perché hanno sentito oppressione, violenza, dolore, paura ed impotenza. Sono riemersi alla coscienza vissuti dolorosi della loro vita dove hanno sperimentato tali sensazioni.



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L’ultimo incontro ha previsto la possibilità di riparare il dolore agito.


In che modo?


Attraverso la sutura, l’ascolto, il tendere la mano all’altro. Avvicinandoci al dolore e poterlo lenire.


Le donne vittime di violenza hanno bisogno di essere avvicinate e prese per mano, questo è l’unico modo per poterle fare uscire dal circolo vizioso della violenza.


La parola riparare porta con se due di significati, il primo riparare, transitivo, scaturisce dal latino reparare, che di base significa ‘riacquistare, recuperare’ ed il secondo intransitivo, nasce dal latino repatriare, cioè tornare in patria, e quindi ritrovare una casa, un rifugio, un luogo sicuro.


Ecco l’amore è sia qualcosa che deve essere curato e recuperato in modo da riacquisire la fiducia verso l’altro sia spazio protettivo ovvero dare all’altro un rifugio simbolico.



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L’uguaglianza è un bisogno vitale dell’anima umana. La stessa quantità di rispetto e di attenzione è dovuta a ogni essere umano, perché il rispetto non ha gradi. (Simone Weil)



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