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Adolescenze al limite - A cura della Dott.ssa Nicoletta Romanelli

Aggiornamento: 10 ott 2022

A cura di Nicoletta Romanelli Psicologa - Criminologa - Psicodiagnosta


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La campanella ha segnato l’inizio del nuovo anno scolastico e gli studenti sono tornati da poco meno di un mese sui banchi. Qualcuno, però, non potrà farlo mai più. Una storia tra le tante quella di Alessandro, 13enne di Gragnano, precipitato nella mattinata del 1 settembre scorso dalla palazzina dove viveva con i suoi genitori. Ciò che in un primo momento pareva solo una tragica fatalità, ad un’analisi più attenta si è rivelato, invece, l’ennesimo doloroso epilogo di una storia di bullismo.

Sullo smartphone di Alessandro, ragazzo modello e studente esemplare, sono stati rinvenuti messaggi dei suoi haters contenenti insulti, minacce e addirittura inviti espliciti a togliersi la vita. Alessandro non aveva mai parlato ai genitori di questo suo malessere e, d’altra parte, nulla i suoi genitori avrebbero potuto immaginare, perché non c’era niente nel ragazzo che lasciasse presagire un simile gesto. Della gravissima accusa di istigazione al suicidio, da quanto appreso finora, dovranno rispondere 5 minori ed un maggiorenne, iscritti nel registro degli indagati.

Il bullismo ed il cyberbullismo sono in forte crescita ed è necessaria una riflessione di ampio respiro, in grado di abbracciare prospettive di indagine di larga portata e di focalizzare l’attenzione sulla relazione con i minori. Infatti addurre atti di veri e propri abusi psicologici e morti violente come quella di Alessandro a mero “bullismo” ne riduce l’impatto sull’opinione pubblica, perché si “banalizza” un fenomeno così complesso e pericoloso per la ricaduta sulla salute mentale di chi lo vive e di chi esercita certe condotte. Ricondurre certe espressioni di violenza e di disagio, unicamente nell’alveo di difficoltà comportamentali adolescenziali, “neutralizza” di fatto tutte le implicazioni che, invece, sconfinano nel terreno paludoso di pertinenza delle scienze criminologico-foresi.

L’Istat stima che circa il 50% dei ragazzi di età compresa tra gli 11 ed i 17 anni è stato vittima di episodi di offesa personale. In altre parole vittima di abusi psicologici. Sia la crisi suicidaria sia le violenze poste in essere dagli aggressori rappresentano in qualche modo una sorta di appagamento dell’Io adolescente, che sperimenta una qualche forma di padronanza delle proprie vicissitudini interiori. Gli adolescenti esprimono la crisi nel proprio comportamento, cercando attraverso le azioni di “significarlo” e per parafrasare le parole di Jeammet è come se l’incubo irrompesse nella realtà.

Negli USA parlavano di Bullycide già nel 2001, fusione delle parole bully e suicide, Neil Marr e Tim Field nel loro libro Bullycide: Death at playtime. Con questo neologismo gli autori intendevano descrivere il suicidio attribuibile alla vittima sia in persona che via social come risultato di bullismo. Nell’ordinamento giuridico italiano manca una disciplina ad hoc rispetto al reato di bullismo perché certe condotte violente non sempre sono penalmente rilevanti (come ad esempio i comportamenti omissivi) e, se lo sono, integrano molto spesso reati non gravi.

Nel riconoscimento del danno sul fronte psicologico della dignità e della libertà dell’individuo, invece, un notevole progresso è stato offerto dall’istituzione della legge 71/2017 che ha introdotto e disciplinato il reato di cyberbullismo ed ha previsto nell’art. 1 comma 2 la predisposizione da parte del Ministero per l’istruzione e la ricerca delle linee di orientamento di prevenzione e contrasto. Notevole importanza è data, appunto, alla formazione del personale scolastico ed alla promozione del ruolo attivo dei docenti e degli studenti, all’educazione alla legalità nonché all’uso consapevole di internet2.

Dunque si ribadisce, ancora una volta, l’importanza di un percorso di consapevolezza del singolo e della comunità, che si esplica nella promozione di dinamiche relazionali sane, orientate all’ascolto e al dialogo. La relazione, tuttavia, avviene nel tempo e cioè in uno spazio ben definito che necessita di cura e di lentezza per poter maturare e che, invece, inevitabilmente si scontra con l’impellenza e l’urgenza del fare dell’adolescente in crisi.

È proprio in quella ragnatela di immobilità del suo mondo interiore che l’adolescente resta invischiato e percepisce come una sorta di folgorazione, quale ultima via d’uscita a problemi che sembrano insormontabili, l’annullamento di sé e dell’altro, come tentativo estremo di cancellare l’esistenza ed i problemi correlati ad essa.

L’azione distruttiva eterodiretta o autodiretta meritano di essere considerate nella loro complessità. Si tratta di due facce della stessa medaglia che si incistano su dinamiche sociali e psicologiche figlie dei tempi che stiamo vivendo. Dinanzi a questa sconfitta collettiva dell’umano occorre rispondere con una rinnovata umanità, che possa accogliere veramente l’altro.

1 Cfr. M. Grimoldi, Adolescenze estreme. I perché dei ragazzi che uccidono, Feltrinelli, 2007 2 Campagna smonta il bullo numero verde 80066 96 96 assistenza e supporto, Telefono Azzurro 1 96 96 dedicato a minori e genitori che hanno bisogno di aiuto e supporto


“Oggi, complice un’educazione più affettuosa e permissiva e la moltiplicazione delle figure di riferimento, si moltiplicano anche le fragilità e i fenomeni clinici legati al narcisismo e all’ideale, divenuto incredibilmente ingombrante ed esigente”3

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